Salta al contenuto Skip to sidebar Skip to footer

Diamo ai bambini un futuro di pace!

Da quando il Figlio di Dio si è incarnato, come bambino bisognoso e in condizioni disagiate, disprezzare l’infanzia è disprezzare Colui che ha voluto manifestare la grandezza di un amore pronto ad abbassarsi per redimere l’uomo


Ecco l’aspetto che rivolgo fiducioso agli uomini e alle donne di buona volontà, invitando ciascuno ad aiutare i bambini a crescere in un clima di autentica pace. È un loro diritto, è un nostro dovere,…
Essi hanno bisogno di “imparare la pace”: è un loro diritto che non può essere disatteso…
La pace è dono di Dio; ma dipende dagli uomini accoglierlo per costruire un mondo di pace. Essi lo potranno solo se avranno la semplicità di cuore dei bambini. È questo uno degli aspetti più profondi e paradossali dell’annuncio cristiano: farsi piccoli, prima che un’esigenza morale, è una dimensione del mistero dell’Incarnazione.
Il Figlio di Dio, infatti, non è venuto in potenza e gloria, come sarà alla fine dei tempi, ma come bambino bisognoso e in condizioni disagiate. Condividendo interamente la nostra condizione umana escluso il peccato (cfr. Eb. 4, 15). Egli ha assunto anche la fragilità e l’attesa di futuro proprie dell’infanzia. Da quel momento decisivo per la storia dell’umanità, disprezzare l’infanzia è contemporaneamente disprezzare Colui che ha voluto manifestare la grandezza di un amore, pronto ad abbassarsi e a rinunciare a ogni gloria per redimere l’uomo.
Gesù si è identificato con i piccoli e quando gli Apostoli discutevano su chi fosse il più grande, egli “prese un fanciullo, se lo mise vicino e disse: ‘Chi accoglie questo fanciullo nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato’” (Lc. 9, 47-48).
Il Signore ci ha messi in guardia con forza contro il rischio di dar scandalo ai fanciulli: “Chi scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino e fosse gettato negli abissi del mare” (Mt. 18, 6).
Ai discepoli chiese di tornare a essere “bambini” e, quando essi cercarono di allontanare i piccoli che gli si stringevano attorno, si indignò: “Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite, perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio. In verità vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non entrerà in esso” (Mc. 10, 1415). Così Gesù rovesciava il modo corrente di pensare. Gli adulti devono imparare dai bambini le vie di Dio: dalla loro capacità di fiducia e di abbandono essi possono apprendere a invocare con la giusta confidenza “Abbà, Padre”!
Farsi piccoli come bambini affidati totalmente al Padre, rivestiti di mitezza evangelica, oltre che un imperativo etico è un motivo di speranza. Anche là dove le difficoltà fossero tali da scoraggiare e la forza del male così prepotente da sgomentare, la persona che sa ritrovare la semplicità del bambino può riprendere a sperare: lo può innanzitutto chi sa di poter contare su un Dio che vuole la concordia di tutti gli uomini nella comunione pacificata del suo Regno; ma lo può anche chi, pur non condividendo il dono della fede, crede nei valori del perdono e della solidarietà e in essi intravede non senza la segreta azione dello Spirito la possibilità di dare un volto nuovo alla terra.

(Giovanni Paolo II, Giornata Mondiale della Pace – 1 gennaio 1996)



L’Associazione LA PIETRA SCARTATA da anni accompagna e supporta le famiglie nella vocazione a prendersi cura dei bambini abbandonati o temporaneamente allontanati dalla propria famiglia, conservando o restituendo loro la dignità di figli, mentre si rende testimonianza dell’Amore di Dio nell’accoglienza familiare affidataria o adottiva, secondo il carisma proprio del sacramento matrimoniale, vissuto nell’ambito fecondo delle relazioni coniugali.


Sostieni anche tu questa nostra testimonianza e specifica missione, Dona ora
inserendo la causale "sostegno vocazione all’accoglienza familiare"..

Lascia un commento