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Papa Francesco: “Il Figlio di Dio nasce scartato per dirci che ogni scartato è figlio di Dio”

A quanti bambini, a quanti adolescenti, a quanti giovani andrebbe annunciata con onestà questa bella notizia? come a Betlemme, così anche con noi Dio ama fare grandi cose attraverso le nostre poverta’. 

Come hanno spesso provato e pensato molti tra i figli adottati e diversi coniugi tra le famiglie adottive, la storia personale pare talvolta testardamente orientata a farci sentire inutili, sbagliati, inadeguati, incapaci, colpevoli, falliti, soffocati dal timore di non riuscire a superare le prove in cui ci si ritrova immersi: tra queste sicuramente l’essere abbandonati da chi ci ha concepito e donato la vita, o lo scoprirsi sterili, condizione subita e interpretata da tanti come smentita della fecondità coniugale.


Ciononostante, i cristiani sono ostinatamente testimoni di un Dio che si è irrevocabilmente compromesso con la nostra storia tanto da esserne entrato a far parte di persona in un modo singolare, ma non esclusivo. Si tratta di un Dio che mentre rivela la sua identità e le sue intenzioni, rinuncia a qualsiasi pretesa di nostra sudditanza o sottomissione, donandoci una inattesa e non altrimenti conseguibile relazione: non quali adepti repressi, seguaci forzati, costretti o estimatori convinti, ma in qualità di figli liberi e amati.

Come ci ha ricordato Papa Francesco nella sua omelia della santa vigilia di Natale: «la nascita di Gesù è la novità che ci permette ogni anno di rinascere dentro, di trovare in Lui la forza per affrontare ogni prova». È infatti Dio che si rivela nella storia nascendo “bambino per noi”: «Dio viene a farci figli benedetti per grazia. Dio viene al mondo come figlio per renderci figli di Dio».

Coraggio, sono con te!

Con la nascita di Gesù, sottolinea Papa Francesco, Dio ci «dice “coraggio, sono con te”» e non «lo dice a parole, ma facendosi figlio», per ricordarci il punto di partenza di ogni nostra possibile rinascita, affinché ognuno possa riconoscersi «figlio di Dio, figlia di Dio» ovunque sia stato concepito e da chiunque sia nato, comunque sia stato poi accolto o abbandonato«Questo è il punto di partenza di qualsiasi rinascita. È questo il cuore indistruttibile» della speranza cristiana«il nucleo incandescente che sorregge l’esistenza: al di sotto delle nostre qualità e dei nostri difetti, più forte delle ferite e dei fallimenti del passato, delle paure e dell’inquietudine per il futuro, c’è questa verità: siamo figli amati».

 Davanti al presepe siamo chiamati a contemplare il mistero di un Dio che «ci ama da morire e non riesce a non amarci», che «ci vuole bene sempre, più bene di quanto noi riusciamo ad averne per noi stessi». È, il suo, l’amore di Gesù Risorto che «trasforma la vita, guarisce le ferite più profonde, libera dai circoli viziosi dell’insoddisfazione, della rabbia e della lamentela».

Il Figlio di Dio nasce «scartato per dirci che ogni scartato è figlio di Dio».

Papa Francesco non esita ad usare una forte espressione per indicare le modalità con cui sia avvenuta la nascita di Gesù. Maria e Giuseppe lasciati soli, respinti e abbandonati durante il travaglio con le doglie del parto sempre più incalzanti, senza sostegno, conforto o assistenza alcuna, accolgono la vita di Gesù come “scartati”, in una condizione di emarginazione: il Figlio di Dio dunque nasce «scartato per dirci che ogni scartato è figlio di Dio»A quanti bambini, a quanti adolescenti, a quanti giovani andrebbe annunciata con onestà questa bella notizia? Non una storiella romantica per anestetizzare il dolore dello scarto o per ingannare un’estenuante attesa: il Figlio di Dio «è venuto al mondo come viene al mondo un bimbo, debole e fragileperché noi possiamo accogliere con tenerezza le nostre fragilità», scoprendo così «una cosa importante: come a Betlemme, così anche con noi Dio ama fare grandi cose attraverso le nostre povertà», le nostre condizioni anche più insostenibili; non ne approfitta per esercitare potere, ma per esprimere amore: «lasciamo – esorta Papa Francesco – che la sua misericordia trasformi le nostre miserie».

Il Bambino Gesù nella mangiatoia è un segno che viene donato per orientarci nella vita: «a Betlemme, che significa “Casa del pane”, Dio sta in una mangiatoia, come a ricordarci che per vivere abbiamo bisogno di Lui come del pane da mangiare. Abbiamo bisogno di lasciarci attraversare dal suo amore gratuitoinstancabileconcreto. Quella mangiatoia – considera Papa Francesco –, povera di tutto e ricca di amore, insegna che il nutrimento della vita è lasciarci amare da Dio e amare gli altri».

«Dio è nato bambino per spingerci ad avere cura degli altri».

Un ultimo tratto della riflessione proposta da Papa Francesco per questo Natale è sicuramente motivo di sollecitazione e incoraggiamento anche per l’esperienza di quanti (famiglie, volontari, operatori, collaboratori, …) si associano, cooperano e si adoperano al servizio dell’infanzia abbandonata o in difficoltà e delle famiglie accoglienti: «Dio è nato bambino per spingerci ad avere cura degli altri. Il suo amore disarmato e disarmante ci ricorda che il tempo che abbiamo non serve a piangerci addosso, ma a consolare le lacrime di chi soffre. Dio prende dimora vicino a noi, povero e bisognoso, per dirci che servendo i poveri ameremo Lui».

Contemplando la scelta di Dio di rischiare una nascita “non pilotata”, ma affidata alla libera storia di donne e uomini, non è azzardato osare parafrasare quanto scritto da Emily Dickinson e in questa occasione ricordato da Papa Francesco: se, come dice la poetessa statunitense, «la residenza di Dio è accanto alla mia. L’arredo è l’amore» (Poems, XVII), possiamo forse anche affermare che “il giaciglio, il letto di Dio è sicuramente accanto a quello degli abbandonati”; la sua affidabile e solidale presenza sostiene la loro speranza: l’amore dischiuso da una disponibilità all’accoglienza porterà a termine la generica identità e la solitudine degli esclusi, poiché condurrà a positiva conclusione le loro inossidabili attese e, finalmente, si potranno gustare di essere riconosciuti quali figli abbracciati ed amati, non più semplicemente “minori”, non più “scartati”.

Gianmario Fogliazza

Centro Studi La Pietra Scartata

 



L’Associazione LA PIETRA SCARTATA da anni accompagna e supporta le famiglie nella vocazione a prendersi cura dei bambini abbandonati o temporaneamente allontanati dalla propria famiglia, conservando o restituendo loro la dignità di figli, mentre si rende testimonianza dell’Amore di Dio nell’accoglienza familiare affidataria o adottiva, secondo il carisma proprio del sacramento matrimoniale, vissuto nell’ambito fecondo delle relazioni coniugali.


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