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La “pazzia d’amore” che ci fa attraversare il mondo per incontrare nostro figlio

Domenica 24 marzo (domenica delle palme). Jussara Rita, Renata e Giovanni Solfrizzi (comunità La Pietra Scartata, Arcidiocesi di Milano, Regione Lombardia) commentano il passo del Vangelo secondo Marco (Mc 14,3-9)

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 14,3-9)


Gesù si trovava a Betània nella casa di Simone il lebbroso. Mentre stava a mensa, giunse una donna con un vasetto di alabastro, pieno di olio profumato di nardo genuino di gran valore; ruppe il vasetto di alabastro e versò l’unguento sul suo capo. Ci furono alcuni che si sdegnarono fra di loro: «Perché tutto questo spreco di olio profumato? Si poteva benissimo vendere quest’olio a più di trecento denari e darli ai poveri!». Ed erano infuriati contro di lei. Allora Gesù disse: «Lasciatela stare; perché le date fastidio? Ella ha compiuto verso di me un’opera buona; i poveri infatti li avete sempre con voi e potete beneficarli quando volete, me invece non mi avete sempre. Essa ha fatto ciò ch’era in suo potere, ungendo in anticipo il mio corpo per la sepoltura. In verità vi dico che dovunque, in tutto il mondo, sarà annunziato il vangelo, si racconterà pure in suo ricordo ciò che ella ha fatto»

Il commento di Jussara Rita, Renata e Giovanni

Nel Vangelo di Marco il racconto dell’unzione a Betània è posto all’inizio della Passione, nel cuore di quell’ultima settimana di vita di Gesù che un tempo – nel rito Ambrosiano anche ai giorni nostri – era chiamata Settimana Autentica.
Ma chi è questa donna così “innamorata” di Gesù da usare i risparmi di una vita per ungergli il capo? Secondo il Vangelo di Giovanni è Maria, la sorella di Marta e di Lazzaro, una donna di poche parole ma che ha lasciato il segno! Ecco, per prima cosa era una donna, in una società in cui non contavano granché: anche solo per questo motivo, una donna capace di un simile gesto desta molto scandalo.
In realtà, questa donna appare forse l’unica ad aver capito cosa sarebbe accaduto a Gesù nel volgere di pochi giorni: per questo, ha voluto ungerlo – come si faceva con i defunti in quel tempo – con l’olio più prezioso e soprattutto molto profumato, quasi a voler sconfiggere l’odore della morte con il profumo della vita, della vita donata per noi.
Questa donna, dunque, è capace di una vera e propria pazzia d’amore. E, noi, siamo capaci di una pazzia d’amore? Ne abbiamo mai fatta una?
L’abbiamo certamente fatta quando, pazzi d’amore, abbiamo attraversato il mondo per andare incontro ai nostri figli, dopo averli aspettati, cercati e finalmente trovati! Abbiamo speso energie e denaro, magari mentre intorno a noi sentivamo commentare: ma chi te lo fa fare?
E ancora, una volta tornati a casa, pazzi d’amore, abbiamo incontrato anche chi non capiva il nostro gesto di accoglienza: di adozione o di affido. Che fatica agli occhi di chi non capisce!
Ma, imperterriti e pazzi d’amore, continuiamo a fare pazzie d’amore per i nostri figli, pregando e ringraziando il Signore, quel Gesù capace della più grande pazzia d’amore per noi, donandoci la sua vita. Anche così abbiamo potuto riconoscere proprio Lui negli occhi dei nostri figli.
È per questo che il breve racconto del Vangelo di Marco si chiude con la profezia di Gesù, a prima vista, come spesso accade, un po’ misteriosa e incomprensibile: “dovunque, in tutto il mondo, sarà annunziato il vangelo, si racconterà pure in suo ricordo ciò che ella ha fatto”. Il gesto di questa donna, la sua pazzia d’amore, dovrà essere sempre ricordato e annunziato; l’amore fa fare pazzie e i genitori ne sono la dimostrazione vivente, sempre pronti alla pazzia d’amore per i propri figli.
E la cosa più bella è sentire il profumo di Gesù baciando le loro guance ogni giorno.



L’Associazione LA PIETRA SCARTATA da anni accompagna e supporta le famiglie nella vocazione a prendersi cura dei bambini abbandonati o temporaneamente allontanati dalla propria famiglia, conservando o restituendo loro la dignità di figli, mentre si rende testimonianza dell’Amore di Dio nell’accoglienza familiare affidataria o adottiva, secondo il carisma proprio del sacramento matrimoniale, vissuto nell’ambito fecondo delle relazioni coniugali.


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