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Adottare l’anima di un defunto: il culto delle anime “pezzentelle”

A Napoli esiste una devozione popolare molto sentita, che vede le persone “adottare” le anime in attesa in Purgatorio, prendendosi cura dei loro resti e pregando affinché possano raggiungere la Salvezza


La fede e la devozione, oltre che di dogmi, testi e teologia, si nutre anche di tradizioni e culti popolari, che spesso hanno radici antiche e, soprattutto, sanno toccare le corde più sensibili dei cuori dei fedeli.
Dei tanti culti che si incontrano in ogni territorio d’Italia, ne esiste uno molto particolare nato nella città di Napoli. Si tratta del rito detto “delle Anime pezzentelle”, legato al Cimitero delle Fontanelle che si trova nel quartiere Sanità del capoluogo campano.
Qui si trovano i resti di circa 40mila persone, vittime delle diverse epidemie di peste che hanno colpito la città nel corso dei secoli.

Come adottare un’anima “pezzentella”

Scendendo nelle cavità di tufo del Cimitero, si trovano tre “navate” in cui sono stati suddivisi i resti dei defunti in seguito alla sistemazione che venne fatta nel 1872. Una navata accoglie i “sacerdoti”, ovvero i resti che sono arrivati qui dalle Chiese e le Congreghe. Un’altra navata accoglie ciò che resta dei morti di peste. Nella terza, invece, ci sono le ossa dei “pezzentelli”, ovvero della povera gente che non ha nome.
Queste anime sono quelle che possono essere adottate dai comuni cittadini, che se ne prendono cura anche “fisicamente”, pulendo un teschio, creandogli un altarino, portando doni e offerte di incenso, pregando per la sua anima così da agevolare il passaggio dal Purgatorio verso la Salvezza.
Naturalmente, i resti sono tanti e, dunque, non tutte le “anime” in attesa hanno qualcuno che se ne prende cura, per questo ancora oggi l’adozione delle anime pezzentelle è una tradizione popolare molto sentita a Napoli e molto partecipata, affinché nessuna anima vada perduta.



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